Paesaggio animato con scena biblica Autore (ambito di) : Giovanni Anastasi (Senigallia 1653-Macerata 1704)
Paesaggio animato con scena biblica Autore (ambito di) : Giovanni Anastasi (Senigallia 1653-Macerata 1704)
Soggetto: paesaggio animato con scena biblica
Autore (ambito di) : Giovanni Anastasi (Senigallia 1653-Macerata 1704)
Tecnica e dimensioni: olio su tela; 105 x 82 cm
Definito sul finire del Settecento dal Lanzi “facile e spiritoso”, il marchigiano Giovanni Anastasi, al cui ambito pittorico può essere ricondotta la nostra tela, non da ultimo anche per affinità tematica con soggetti biblici veterotestamentari (le venti tele con storie del Vecchio Testamento e Sibille nel Salone d’onore di Palazzo Mastai Ferretti a Senigallia), può a pieno diritto essere considerato uno dei più interessanti e brillanti esponenti del tardo barocco nelle Marche.
A riguardo risulta perfettamente calzante nonché intelligibile agli occhi della critica la citata definizione del Lanzi, che ricorda l’immediato successo (“facile”) incontrato dall’artista in vita, una brillante carriera (conclusasi a Macerata a 51 anni, nel 1704, affrescando i saloni dei conti de Vico), epilogo di una feconda produzione, essenzialmente agiografica (basti ricordare l’Adorazione dei Magi, l’Adorazione dei Pastori ed i Miracoli di sant’Antonio da Padova nella sua Senigallia), che lo vide attivo in diversi centri dell’entroterra marchigiano.
Si tratta di luoghi che (da Macerata, ai Monti Sibillini, passando per San Severino, Camerino, Matelica e Fabriano), nel corso del Seicento furono capaci, come è stato ben sottolineato nel contributo di Vittorio Sgarbi e Stefano Papetti (“Meraviglie del barocco nelle Marche”, Silvana editoriale 2010), di attirare i maggiori artisti del secolo, per l’opera dei prelati preposti alle varie diocesi, ecclesiastici che “erano espressione delle famiglie più in vista di Roma, come gli Altieri, i Barberini, i Mattei, affiancati da un folto manipolo del patriziato locale”.
Questi legami culturali del territorio con i due centri più importanti dello Stato Pontificio, Roma e Bologna, si ritrovano pienamente attestati nella produzione pittorica Dell’Anastasi, vero trait d’union tra l’esperienza romana e la lezione emiliana, in primis attraverso il persistente omaggio reso al classicismo del Reni ed all’assimilazione formale dei modi del Carracci (cfr., per rimanere nell’ambito dei paesaggi animati, il “riposo durante la fuga in Egitto”, versione della Galleria Doria Pamphili).
Proprio di tale cultura pittorica seicentesca tra Roma e l’Emilia reca mirabile traccia il nostro dipinto, una scena biblica del Vecchio Testamento, come suggerisce il copricapo sacerdotale ebraico del personaggio sulla sinistra in prossimità della “tenda del convegno” (potrebbe, forse, trattarsi dell’assedio della città giudea di Betulia, sottomessa dal generale assiro Oloferne e liberata dall’eroina Giuditta secondo la storia narrata nell’omonimo libro ambientato ai tempi del re assiro Nabucodonosor, 605 a. c. -602 a. c.).
Un contributo alla storia di questo significativo capitolo della storia dell’arte, segnato in maniera niente affatto marginale dall’Anastasi, all’insegna di un’indiscussa originalità (“spiritoso” nell’accezione del Lanzi)nel solco della tradizione romana e bolognese, è offerto dal volume di Claudia Caldari e Benedetta Montevecchi, edito dalla Silvana editoriale nel 2008, in cui, per la prima volta in maniera analitica, si passa in rassegna l’intera produzione dell’artista con particolare attenzione riservata alle opere del citato Salone di Palazzo Mastai sottoposte a restauro nel 2007, segno, non da ultimo, di un rinnovato interesse per un artista fondamentale per la comprensione dei rapporti reciproci e degli influssi tra Roma e l’Emilia, di cui le Marche divengono il palcoscenico privilegiato dello sperimentalismo pittorico.
EPOCA Pensare a fare metafield con caratteristiche
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