Pala d' altare Madonna con bambino e Santi XVII secolo cerchia di Tanzio da Varallo
Pala d' altare Madonna con bambino e Santi XVII secolo cerchia di Tanzio da Varallo
OPERA: PALA D’ALTARE, OLIO SU TELA
SOGGETTO: MADONNA CON BAMBINO E SANTI
EPOCA: XVII SECOLO.
AUTORE: PITTORE DELLA CERCHIA DI TANZIO DA VARALLO
DIMENSIONI: 208 x 138 cm
Il dipinto in esame, una teatrale pala d’altare, costituisce una non trascurabile testimonianza dell’eredità pittorica dell’artista noto come Tanzio da Varallo, esponente di primo rilievo del tardo manierismo piemontese- lombardo.
Mani scarne ed adunche dei personaggi, volti scavati, gesti enfatici fino al parossismo formale sono caratteristiche di rilievo che suggeriscono un diretto accostamento tra il nostro pittore e la “maniera” di Tanzio da Varallo, la cui lezione pittorica fu contraddistinta da un’indiscussa originalità, tanto nelle forme quanto cromatica, degna di poter competere, quanto ad innovazioni, con i contemporanei lombardi Cerano, Morazzone e Procaccini.
Su tale indiscussa originalità nell’opera di Tanzio, ha richiamato l’attenzione il Testori in occasione dell’esposizione torinese degli anni 1959-1960 consacrata al maestro (Giovanni Testori, Il manierismo piemontese e lombardo del seicento, 1955, Catalogo della mostra, Torino-Ivrea; Tanzio da Varallo, Catalogo della mostra, Torino 1959).
Nonostante già il Longhi avesse più volte segnalato la sua produzione, è stato il Testori a portare l’attenzione della critica sulla straordinaria novità introdotta nel panorama italiano dalla pittura di Tanzio: una difficile sintesi che Tanzio dovette continuamente inseguire tra il realismo caravaggesco (scomparso, tuttavia, nel pittore della nostra pala) ed il manierismo piemontese-lombardo (elemento fondamentale di riferimento, vera bussola, cui l’anonimo pittore della nostra agiografica composizione guarda, invece, con osservante riverenza), il tutto investito da un vibrante pathos, anzitutto nelle anatomie umane, diretta conseguenza della tormentata spiritualità controriformistica locale inaugurata da san Carlo Borromeo.
Il santo è, non a caso, anche il protagonista di un’opera di Tanzio, la Pala di Domodossola (“san Carlo Borromeo comunica gli appestati”) che fa da spartiacque tra la formazione caravaggesca(cfr. Achille della Ragione, Tanzio da Varallo incontra Caravaggio. Dal 24 ottobre a palazzo Zevallos, Napoli 2014), compiuta a Roma e di cui recano traccia opere conservate in Abruzzo e databili intorno al 1610 (Circoncisione, parrocchiale di Fara san Martino; Madonna dell’incendio sedato, collegiata di Pescocostanzo) e tutta una serie di committenze religiose in pievi sperdute (Lumellogno, frazione di Novara, Madonna col Bambino ed i santi Francesco e Domenico; Vagna, frazione di Domodossola, Visitazione; Fontaneto d’Agogna, Santi in adorazione della Trinità), in cui lo stile dell’artista evolve verso la sintesi tra le due esperienze, caravaggismo e manierismo, vivendo qualcosa di uguagliato nel panorama europeo dal solo artista spagnolo Luis Tristán (Toledo, 1586-1624).
Come ricordato, nel caso del pittore della nostra pala, se è ormai assente l’eredità caravaggesca, resta il peso del tributo al manierismo piemontese- lombardo, con cui Tanzio continua a misurarsi, in piena continuità stilistica con la pala di Domodossola fino ad approdare ai capolavori delle cappelle del Sacro Monte di Varallo, dal 1616 al 1628 (cappella XXVII, Cristo condotto per la prima volta davanti al tribunale di Pilato; cappella XXXIV, Pilato si lava le mani; cappella XXVIII, Gesù di fronte ad Erode), coinvolgimento dell’artista sollecitato dal fratello Giovanni, architetto e scultore, che dal 1586 comincia ad operare nel grande cantiere della “Gerusalemme delle Alpi”.
Un ulteriore elemento della biografia di Tanzio, che consente di far luce sulla probabile committenza della nostra pala, permettendo di ipotizzare un “continuum” tra maestro e pittore imitatore della cerchia, è costituto dalle commesse che pervennero a Tanzio da membri dell’aristocrazia, che avevano potuto ammirare i suoi lavori al Sacro Monte e che lo coinvolsero nella realizzazione di pale d’altare, destinate a cappelle gentilizie direttamente poste sotto il patrocinio di queste nobili famiglie.
Che un tal fatto si sia dato anche con l’artista della nostra pala, più a “buon mercato” , meno complesso di Tanzio, sicuramente più oleografico rispetto al modello, ma ugualmente impregnato di un linguaggio pittorico, ormai apprezzato e richiesto, non è da escludersi.
Prof. Giorgio Maturi
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