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Bisi Antichità. Antico originale certificato dal 1850. Consegne in tutta Europa.

Product Image Olio su tela. Veduta di Venezia . XVII secolo . 164 x 148

Olio su tela. Veduta di Venezia . XVII secolo . 164 x 148

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Soggetto: veduta di Venezia con particolare bella Biblioteca marciana.

Autore: Michele Marieschi (bottega di, 1710-1743)

 

Il dipinto che presentiamo costituisce un significativo esempio di recupero al vedutismo veneziano: intendiamo riferirci al nome di Michele Marieschi (1710-1743), che, confuso spesso ad arte fin dal Settecento col grande Canaletto, è stato degnamente rivalutato come significativa alternativa alla corrente realistica con l’ampliamento e la selezione al tempo stesso del suo catalogo. 

Varie sue opere ascritte in passato ad altri artisti, in primis Canaletto ed F. Guardi, hanno infatti potuto finalmente essere restituite al legittimo esecutore (cfr. F. Montecuccoli degli Erri -F. Pedrocco, Michele Marieschi, La vita, l’ambiente, l’opera, Milano 1999; S. Succi, Michele Marieschi, Opera completa, Pordenone 2017). 

Se anche il Marieschi muove dalla scenografia, il principale discrimine e punto di personale ed originale distacco dal Canaletto risiede proprio nell’utilizzo di quest’ultima come naturale sussidio alla fantasia: l’estrosa originalità del Marieschi è infatti espressa da un pittoricismo intenso, di prevalente intonazione azzurrina, che dalla fermentante corposità dei primi piani, si alleggerisce più ariosa negli sfondi, a suggerire mirabilmente la lontananza del paesaggio: effetto di una luce che, all’opposto di quella del Canaletto, pare arrestarsi alla superficie delle cose evidenziandone i particolari.

Tanto la prima formazione dell’artista presso il nonno materno Antonio Meneghini, pittore, decoratore e scenografo teatrale,quanto l’apprendistato alla bottega del bellunese Gaspare Diziani, attivo in quel tempo anche come scenografo, segnano un inizio carriera in quest’ambito: non è un caso che la prima attività registrata del Marieschi risalente al 1731 abbia per oggetto la preparazione per l’impresario Francesco Tasso della scenografia per la celebrazione del Carnevale veneziano in piazza.

Successivamente, sotto l’influsso delle suggestioni di Marco Ricci e Luca Carlevaris, il Marieschi comincia a dedicarsi alla realizzazione di capricci e vedute: significative influenze del Ricci, anche se con un tono di minore solennità, si rintracciano nella coppia “capriccio con rovine classiche” e “capriccio veneziano con arco ed accampamento”.

Proprio il successo riscosso dal Canaletto nell’ambito del vedutismo spinge il Marieschi a cimentarsi nello stesso campo: al 1733/35 risalgono “S. Maria della Salute” e “il Canal Grande a Ca’ Pesaro”, opere in cui il Marieschi rivela tutta la sua originalità, pur nel solco del Canaletto, distinguendosi da quest’ultimo per la prospettiva esasperata e per un uso del colore più vivace. Ciò gli vale che il suo nome venga iscritto nel 1735 alla Fraglia dei pittori Veneti. 

Dopo aver lavorato in Austria, distinguendosi per la sua bizzarria e quasi sicuramente richiesto come scenografo, tra il 1736 ed il 1740 il Marieschi realizza quattro dipinti, tra cui due vedute veneziane per il Maresciallo Mathias conte di Schulenberg, che paga ben cinquanta zecchini per il dipinto “Corte di Palazzo Ducale”. 

La sua fama, propiziata anche dal matrimonio con Angela Fontana, figlia del più importante mercante d’arte di allora, lo porta a dipingere un gran numero di vedute di Venezia ed affascinanti paesaggi di fantasia richiesti soprattutto da committenze straniere nonché all’attività di incisore (“Magnificentiores Selectioresque Urbis Venetiarum Prospectus”, giugno 1741), strumento divulgativo privilegiato per farne conoscere l’attività di paesaggista del Marieschi presso i vari collezionisti dell’epoca come era similmente avvenuto per Canaletto.

La sua primitiva formazione da scenografo non sarà mai rinnegata, ma potenziata e sostenuta con singolare originalità estrinsecandosi in opere dalla singolare libertà creativa (scenario costruito con una fortissima prospettiva e preferibilmente con una visione angolata in modo da deformare la struttura funzionale ad una lettura maestosa dei soggetti rappresentati, una geniale intuizione pre-fotografica in tutto simile agli effetti del grande angolare che consente all’obbiettivo la percezione di un maggiore spazio visibile), cui guardarono sia il Piranesi per i suoi interni che F. Guardi, ulteriore elemento all’origine della confusione nelle varie attribuzioni.

Misure :  H 164 x 148 

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