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Olio su tela Teodoro Matteini (ambito di , Pistoia 1754 -Venezia 1831

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Soggetto: Costantino firma l’editto di Milano

Autore: Teodoro Matteini (ambito di, Pistoia 1754-Venezia, 1831)

Tecnica e dimensioni: olio su tela, 189 x 144 cm

Il dipinto che presentiamo rappresenta un significativo esempio della tendenza pittorica nota come “storicismo ottocentesco”. Esso mette in scena, infatti, un emblematico avvenimento della storia della cultura occidentale vale a dire l’Editto di Milano del 313 d. c. , con cui, da parte dell’imperatore romano d’occidente Costantino e del suo omologo d’Oriente Licinio, viene riconosciuta ed accodata libertà religiosa al cristianesimo.  Dichiarato quest’ultimo lecito, s’inaugurava, così, un periodo di tolleranza religiosa per il nuovo credo nonché di grande innovazione politica e culturale secondo quanto apprendiamo dal testo del rescritto che così recita: “Noi, dunque, Costantino Augusto e Licinio Augusto abbiamo risolto d’accordare ai cristiani e a tutti gli altri la libertà di seguire la religione che ciascuno crede, affinché la divinità che sta in cielo, qualunque essa sia,  a noi e tutti i nostri sudditi dia pace e prosperità”.

Questo è esattamente il testo che Costantino, raffigurato su un cavallo bianco in una  posa militare e ieratica al tempo stesso (a ricordarci la doppia funzione di Costantino, capo delle milizie e capo della Chiesa) , un omaggio esplicito all’autorevole ed ineludibile tradizione iconografica di Raffaello e Giulio Romano (Sala di Costantino, Musei Vaticani) e, ancor prima, alla scultura del Marco Aurelio del Campidoglio, stringe tra le mani e si accinge a dettare ai funzionari raffigurati nell’atto di scrivere e registrare (parte sinistra del dipinto). 

Il nostro pittore, inserendosi nel solco di una fitta tradizione iconografica, che va da Piero della Francesca, (“Leggenda del ritrovamento della Croce” in san Francesco ad Arezzo, consacrato ad imperitura fama per il suo notturno del “sogno di Costantino”)al ricordato contributo di Raffaello e Giulio Romano), ha scelto,infatti, d’immortalare il momento della firma dell’editto. 

A riportarci direttamente all’ambito del pistoiese Teodoro Matteini (1754-1831), pittore perlopiù di soggetti storici e religiosi, è proprio il soggetto storico-religioso della tela che, unito ad un “colorito vero” e ad “un chiaroscuro ben adoperato” (Memorie delle belle arti III (1787), pp. VII sgg; XVI) fanno dell’artista della nostra tela un autorevole ed icastico testimone di una sensibilità tardo-neoclassica e protoromantica (cfr., ad es., la Santa Margherita Colonna che scaccia di demoni, opera del 1770, intrisa di un’atmosfera quasi da romanzo gotico), che passa attraverso l’esperienza del grande Pompeo Batoni (che il Matteini seguì a Roma), la lezione (composizioni di nobili semplicità, colori chiari e brillanti) di Anton Raphael Mengs (con cui il Matteini collaborò) e l’anticipazione di quel gusto storicistico, testimoniato da una serie di dipinti a tema medievale, che preannunciano i contributi di F. Hayez, che del Matteini fu allievo all’Accademia di Belle Arti di Venezia.

Tra la densa produzione agiografica dell’autore, accostabile per affinità stilistiche all’ opera in questione e per un’attenzione particolare conferita all’elemento ritrattistico, vale la pena di ricordare la pala con la predica di san Bernardino per il Duomo di Perugia (1792, Perugia, Oratorio dei ss. Andrea e Bernardino), la pala della Morte di Sant’Andrea d’Avellino (1794, Chiesa di san Giovanni Fuoricivitas a Pistoia), la pala con il Beato Agostino Kazotic ed i ss. Giovanni Evangelista e Giovanni Minore, 1805, Duomo di Traù, Dalmazia) e, non da ultimo, l’Apoteosi di san Lorenzo e del Beato Francesco Carracciolo (Roma, chiesa di San Lorenzo in Lucina), che valse al Matteini “l’approvazione degli intenditori e professori” secondo quanto riportato dalle cronache del Chracas.

Oltre all’intrinseco valore documentario per le ragioni di cui sopra, un ulteriore elemento d’interesse per la tela proposta è costituito dalle non trascurabili ricordate dimensioni, che ne fanno un ottimo oggetto d’arredamento oltre che appetibile sul mercato dei collezionisti di quadri storici di gusto romantico. 

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